L'imperatore è nudo!
Era l'evento del giorno. Il Professore, ormai a riposo da qualche anno, teneva un seminario. Tornava nel luogo dove aveva insegnato per illustrare i risultati delle ricerche continuate anche quando era uscito dal ruolo per raggiunti limiti di età e, da quanto si mormorava in giro, avrebbe comunicato scoperte interessantissime. Difatti, all'ora prevista, la vecchia e disadorna aula dell'Istituto era gremita come non mai, e si sentiva il parlottare eccitato che precede l'annuncio dei grandi eventi.
Entra il corpo accademico, precedendo l'illustre ospite che torna ad illuminare con la sua scienza quel luogo dedicato al sapere. Tutti si aspettano l'apparire di un vecchio cadente con una fronte spaziosa ornata di pochi candidi capelli, invece non dimostra affatto l'età che ha. E ha anche pochi capelli bianchi, per l'invidia di molti dei presenti.
Presentazioni, le solite battutine stupide da professori universitari che fanno ridere solo loro — ma quando impareranno ad essere un po' più spiritosi? Poi, la lezione. Il Professore illustra, con voce chiara, senza incertezze, i risultati dei suoi studi. Parla, mostra disegni, schemi, correla dati diversi ed astrusi. Ma è chiaro, anche i profani capiscono pur non sapendo valutare ciò che dice. Ogni tanto riaffiora il tono cattedratico, un po' da oratore, quello che si usa quando gli studenti bisbigliano e non stanno attenti. Ma qui non si sente volare una mosca. Tutti ascoltano. Qualcuno prende appunti. Qualcuno si meraviglia: ma non perde mai il filo, questo qua? No, non lo perde. Arriva alla fine senza un'incertezza. Applauso. Lungo.
Tradizionale stretta di mano col Direttore, e poi arriva il momento tanto temuto da tutti i conferenzieri. Qualcuno ha domande da fare?
Di solito, a questo punto cala il silenzio. Nessuno ha il coraggio di fare la prima domanda: teme che sia stupida, o non vuole apparire troppo polemico, o semplicemente vorrebbe andarsene in fretta. Invece questa volta è tutto diverso. C'è, sì, il silenzio, ma subito dagli ultimi banchi si alza una vocina, forte, squillantissima: «Io!»
Cosa ci fa un bimbo di otto anni in mezzo a questi studenti di università e a questi professori? Beh, è subito chiaro: non può essere che il nipotino del Professore, venuto (o portato?) a sentire la scienza del nonno. Ma questo non toglie che la domanda che segue sia secca e tagliente come un rasoio: «Volevo sapere cos'era quel punto interrogativo che c'era nella figura...» Ecco, ci siamo. L'Imperatore è nudo. L'area delle incognite, quella che si sperava passasse inosservata, non è sfuggita all'occhio attento del piccolo osservatore. Mentre il nonno è intenerito dalla domanda, il professore usa il suo mestiere per combinare una risposta che soddisfa l'uditorio, tutto sommato non troppo incline a risolvere questioni complesse.
Tutti se ne vanno, commentando variamente quanto hanno udito. L'aula resta vuota. Ma quel punto interrogativo che mette in dubbio tutte le teorie, quel dato che non concorda con gli altri e che sarebbe così semplice ignorare, quel passaggio che non soddisfa e che forse nasconde chissà quali altre verità, insomma quell'incubo contro cui ogni scienziato deve combattere, rimane, e fra le carte geografiche appese alle pareti e le finestre polverose, fra i libri e la lavagna echeggia ancora la vocina squillante: chi vuol fare una domanda? «Io!»